Un grande condottiero del verbo, un eroe della parola, un vero re della scena: questo è Alessandro Bergonzoni. Definirlo comico è riduttivo, lui guarda la realtà e ci gioca come fosse un gingillo, la esamina, la scompone e la ricompone come un cubo di Rubik.
Virtuoso delle parole, c’è chi fatica a seguire il suo ritmo indiavolato di battute e non sense, fra uscite surreali ed entrate ad effetto, fughe dialettiche e reflussi di stupore, ma resta superlativo.
Si ride, si corre dietro la sua funambolica perspicacia e, quando ci si ferma a prender fiato, si è di nuovo travolti dalla sua vèrve. Non lascia scampo la sua logica acrobatica: sembra di ascoltare un ospite di un reparto della neuro o un simpatico, onesto marziano.
Coinvolge, spiazza, meraviglia e seduce: il suo stile ineguagliabile fa di lui un fuoriclasse e un genio assoluto. Il palcoscenico diventa un cantiere dove sale e scende da un improbabile trabattello, riproducendo l’impalcatura della vita stessa.
Femminicidio, donne afgane, migranti, varianti virali: cucina l’attualità in un sapiente, vorticoso tourbillon dove ci si ritrova storditi ma mai sazi. Come ogni anno, alla fine dello spettacolo, il pubblico non si decide ad andarsene, ipnotizzato com’è dalla sua ironìa.
“Trascendi e sali” Auditorium Parco della Musica, Roma, 6-7 dicembre