Donne, ecco i mezzi per evitare la violenza di genere e riprendervi la vostra vita

Solo 1 su 10 denuncia il suo stalker, che può fatalmente trasformarsi in femminicida. Donne che non denunciano perchè temono di non essere credute, o perchè temono di esser giudicate, o perchè si sentono colpevoli, o perchè hanno paura di rappresaglie. Di ogni età, in ogni angolo del mondo e – nel nostro Paese – molte nel “civilissimo” Nord.  Il magistrato che ha scritto il manuale “Codice Rosso, il contrasto alla violenza di genere”, ad una donna che si sente in pericolo raccomanda di “non accettare ultimi appuntamenti” e di chiedere aiuto al 1522. Il passo successivo è la denuncia, passo difficile ma che la tutelerebbe davvero, e che potrebbe compiere non da sola, ma con l’ausilio e l’assistenza psicologica e materiale (come l’ospitalità per sé e per i figli minori) dei centri antiviolenza.     

“E’ più facile contrastare la criminalità organizzata rispetto alla violenza di genere perché lì i buoni e i cattivi sono ben delineati, qui c’è un problema culturale sottostante: la violenza ai danni delle donne ha radici profonde che non sempre si sanno riconoscere”. E’ il pensiero di Francesco Menditto, Procuratore a Tivoli, a capo di un ufficio modello per la repressione della violenza di genere, grazie all’attivazione di uno sportello di accoglienza in sinergìa con Asl, Avvocatura e Ordine degli Psicologi:

La violenza sessuale contro le donne affonda le sue radici in secoli di dominazione maschile. Non dimentichiamoci che quelle disuguaglianze di genere che alimentano la cultura dello stupro, costituiscono fondamentalmente una questione di squilibri di potere”. Lo afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Violenza e storia

La ricorrenza viene celebrata il 25 novembre di ogni anno. Questa data non è casuale ma segna un brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie, vennero torturate e uccise. Tante le iniziative dislocate: flashmob, presidi, campagne social e assemblee virtuali.

Violenza e obiettivi 2030

La violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani. Si può affermare che la promessa degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) – di non lasciare nessuno indietro – non può essere mantenuta senza porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze.

Violenza e numeri

Nel 2019, 243 milioni tra donne e ragazze, tra i 15 e i 49 anni, hanno subito violenza sessuale e/o fisica da parte del proprio partner e durante la pandemia si è notevolmente intensificata”. (*UN WOMEN) Anche in Italia nei mesi del lockdown della scorsa primavera, secondo i dati raccolti da D.i.Re (Donne in Rete contro la Violenza) le donne che hanno chiesto aiuto per la prima volta ai centri antiviolenza sono aumentate.

Violenza e orfani di femminicidi

Bisognosi di aiuto psicologico continuo, i figli che hanno visto uccidere la propria madre dal padre o convivente non hanno facile accesso al sostegno economico (300 euro). 

Violenza e linguaggio

Troppo spesso non ci sono moventi dietro un femminicidio ma solo “violenti”. La battaglia contro la violenza sulle donne, contro gli stereotipi e i pregiudizi passa anche dal linguaggio: noi giornaliste e giornalisti dobbiamo utilizzare i termini giusti nel raccontare i femminicidi. Dare voce ad una donna negata, violata significa restituire dignità ad un essere umano.

Violenza e disabilità

Gli uomini violenti approfittano delle donne disabili per affermare il proprio potere. Un fenomeno stigmatizzato dalla “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, più nota come “Convenzione di Istanbul”, e menzionato dalla “Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità” che riconosce come le donne con disabilità corrano spesso maggiori rischi, all’interno e all’esterno dell’ambiente domestico, di violenze, sevizie e abusi, di essere dimenticate e trattate con trascuratezza, maltrattate e sfruttate. Nonostante i numeri allarmanti, si tratta però di un fenomeno nascosto, di cui si è cominciato a parlare solo negli ultimi anni e soltanto in ambienti molto circoscritti. “Le più a rischio sono quelle con problemi cognitivi, – afferma Rosalba Taddeini, psicologa e responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla violenza di genere nei confronti delle donne disabili inaugurato nel 2018 da Differenza donna, storica associazione a fianco delle donne vittime di violenza che gestisce, tra le altre cose, oltre 10 realtà di strutture protette – alle donne con disabilità viene insegnato a dire sì a tutto, per renderne più facile la gestione. Ciò le espone maggiormente al rischio di soprusi e maltrattamenti. Molte donne che ho incontrato mi hanno riferito di aver subito violenza da parte di coloro di cui si fidavano di più, come familiari, operatori sanitari, forze dell’ordine e spesso da individui conosciuti sui social. E come se non bastasse in molti casi non vengono prese sul serio”.

Violenza e anziane

L’Europa è uno dei continenti con il più alto indice d’invecchiamento. Le donne anziane costituiscono il segmento più vulnerabile della popolazione, doppiamente fragili per età, genere, scarso reddito e supporto sociale. Gli abusi nei loro confronti – per lo più ad opera di parenti e badanti – restano un fenomeno sottostimato. In Italia, in particolare, non sono state implementate campagne di sensibilizzazione verso il fenomeno, né studi di prevalenza.     

Violenza e migranti

Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) e UNICEF lanciano una Guida per gli operatori e le operatrici impegnati in prima linea per fornire supporto alle persone sopravvissute alla violenza di genere. Barriere culturali e linguistiche si sommano all’oggettiva difficoltà del periodo storico-sociale.

Violenza e Covid

Registrato un 119% in più di chiamate al 1522 durante la pandemia: sono prima di tutto le donne a pagare il prezzo dell’emergenza sanitaria in corso. Le conseguenze dell’isolamento sociale si misurano nei dati della violenza domestica destinati ad aumentare ancora con le nuove misure di confinamento, con i centri anti-violenza femministi e le case rifugio che hanno dovuto far fronte a un’emergenza nell’emergenza per non lasciare nessuna da sola e con l’accesso all’aborto che è diventato ancora più complicato. Lavoratrici e madri sono obbligate a un’impossibile conciliazione tra lavoro e famiglia, tra salario e salute. Ma sono soprattutto le donne e le persone lgbt, migranti, precarizzate e non garantite a pagare la crisi e a perdere per prime il lavoro, rendendole ricattabili.

 

SPIRALE DELLA VIOLENZA DI COPPIA: COME USCIRNE DEFINITIVAMENTE

Oggi le donne hanno il coraggio di denunciare chi cerca di far loro del male, anche solo verbalmente o psicologicamente. Ma spesso, il soggetto in questione, è subdolo. All’ìnizio è tutto rose e fiori, ma poi? Sappiamo che un violento inizia sempre con l’essere molesto, “controllante”. E ricordiamoci che la violenza – di qualunque tipo – non è MAI giustificabile. E – soprattutto – è trasversale, nel senso che la si può trovare anche in apprezzati uomini di successo, professionisti e insospettabili padri di famiglia. 

Lui corteggia, lusinga, ascolta, individua i punti deboli della partner e poi fa leva su quelli. Dopo averla avvolta da rassicurazioni e premure, comincia una sottile opera di disfacimento delle certezze della compagna: la convince che penserà a tutto lui, che non dovrà preoccuparsi più di nulla e che – insieme – faranno grandi cose. Salvo poi gestire il tempo della partner senza che lei lo percepisca, insinuare dubbi sulle sue scelte e arrivando perfino a farle modificare i suoi stessi desideri di sempre… Le fa terra bruciata intorno, criticandola nelle sue scelte amicali e isolandola sempre di più da altre relazioni sociali. Esercitando un potere assoluto su di lei,  diventa così il suo unico riferimento, “confermandola” nella sua profonda, antica, e ora “amplificata” insicurezza.  

E lei non si accorge che sta rinunciando ai suoi sogni perché lui è riuscito a modificarli sotto traccia a suo uso e consumo, sovrapponendosi alla sua volontà e limitandola nella sue libertà individuali. Lei non se ne rende subito conto perché – amandolo – nutre un profondo senso di fiducia e gratitudine per lui. Pian piano, però, avverte anche un malessere diffuso, fobie, atteggiamenti nevrotici e un’ansia – apparentemente – immotivata a cui non sa dare un nome… Ma uscire da un amore tossico si può, ecco come, secondo la psicologa Annalisa Barbier, esperta di dipendenze affettive:         

  1. MIGLIORARE LA CONOSCENZA DI SE’ 
  2. SBARAZZARSI DELLA PAURA DELL’ABBANDONO
  3. SVILUPPARE LA FIDUCIA
  4. IMPARARE AD AMARE SE STESSE E RI-SCOPRIRE LA PROPRIA BELLEZZA
  5. DIVENTARE AUTONOME

Su percorsi simili si basa il training psicologico alle ospiti dei centri antiviolenza nazionali. 

Per promuovere il contrasto alla violenza sulle donne c’è bisogno di più cultura, istruzione, educazione. Serve un impegno forte, deciso, un’ampia condivisione a partire dal sostegno delle Istituzioni, con stanziamenti di maggiori risorse economiche per i centri antiviolenza, a tutte le sfere della società civile. Si riparte da sé stesse, ma non da sole. Centri antiviolenza di ascolto, con gruppi di self-help, volontarie e psicologhe, accompagnano la donna in un percorso di sostegno concreto ed efficace, facendole recuperare autostima e consapevolezza del proprio valore. La rinascita è immediata e – una volta coscienti dei torti subiti – si passa all’esercizio dei propri diritti; inizia il percorso verso l’autonomia emotiva ed economica, e – laddove si decida di denunciare il partner violento – si è assistite per tutte le fasi processuali, con la “costituzione parte civile” del centro.

1522 numero nazionale antiviolenza SOS h24

CAM (Centri uomini maltrattanti):

forniscono gratuitamente agli uomini ascolto, informazioni e riferimenti per aiutarli a fermare il loro comportamento violento

info@centrouominimaltrattanti.org

ferraracam@gmail.com

sassaricam@gmail.com

camsezionecremona@gmail.com

info.camroma@gmail.com