Vacanze di prossimità e in economia, in terre sostenibili e poco conosciute? A due ore da Roma, nell’entroterra abruzzese, uscendo dall’A24 all’Aquila e dopo una serie di tornanti, la strada finisce a Carapelle Calvisio. Il paesino di poche decine di abitanti, diede il nome ad un’ importante Baronìa dell’epoca feudale sviluppatosi dal XIII secolo.
Baronìa assegnata da Carlo d’Angiò nel 1382 a Pietro da Celano. Infine, Carapelle passò dapprima ad Antonio Piccolomini poi a Francesco de’ Medici, costituendo gli Stati Medicei d’Abruzzo. In particolare la Baronìa di Carapelle, e precisamente S. Stefano di Sessanio, divennero il principale centro di produzione della pregiata lana “carfagna” che – lavorata a Firenze – veniva esportata in tutta Europa.
La storia continua riporta che nel 1743 i Borbone delle due Sicilie decisero di ricomprendere il feudo sotto la loro giurisdizione. Con l’eversione della feudalità, nel 1806 la Baronìa fu smantellata, rientrando nel distretto aquilano.
Ma la figura di Jacovella, contessa di Celano e Venafro e baronessa di Carapelle, da quest’anno viene celebrata con una fedele rievocazione storica in paese i primi di agosto “Jacovella, la signora della Baronìa”. La prima edizione ha visto partecipare centinaia di persone. Gli abitanti hanno accolto turisti italiani e stranieri accorsi per l’occasione con sfilate in costume, spettacoli pirotecnici, giochi antichi e degustazione di pietanze medioevali.
La neo sindaca Rossella Galasso, organizzando il suo primo evento ufficiale da “prima cittadina”, ha colto sapientemente l’occasione di ridare lustro al suo paese partendo dalle sue origini: il modo creativo in cui ha saputo far parlare nobilmente di sè Carapelle a distanza di secoli, pur non essendo sulle rotte turistiche e pur essendo ancora in fase di ricostruzione post sisma.
Ma proprio lo spopolamento del borgo, la purezza dell’aria di montagna e la genuinità degli abitanti fanno di questo nascosto gioiello incastonato fra gli appennini un paese da visitare. Rispetto, umiltà e silenzio, è ciò che si avverte arrivando in piazza. Ed è gradito il turista che adotti lo stesso registro: a parlare ci pensa il vento frizzante e la musica lontana che riporta indietro nel tempo.
Oltre alla Regione Abruzzo e al Comune di Carapelle Calvisio, un grazie va alla Pro Loco, alla regista Emma Petricola della rievocazione storica, ai bandierai dei Quattro Quarti di L’Aquila, alla Compagnia Rosso D’Aquila, alla Corale L’Aquila, al Gruppo Danze Storiche Accademia delle Muse, al Gruppo Danze Mediorientali Orientalmente e ai Musici Ensemble il Rondello.
Grande attenzione ai particolari e ricostruzione filologicamente corretta, hanno contraddistinto l’evento rispetto ad altri simili. Il paese che ha dato il nome alla Baronìa ha partecipato con fierezza al primo degli appuntamenti culturali fissi del luogo. Animato da artisti e amanti del bello e della natura, Carapelle Calvisio resta una pietra preziosa nella regione dei Parchi. Dal canto lirico al jazz, dai balli popolari al revival, la nuova amministrazione locale ha un nutrito programma per il futuro.
La comunità italo-canadese torna festosamente ad affollare la piazza del municipio, riportando generazioni di migranti che ritrovano – apprezzandolo – il sapore del paese lasciato dai nonni in cerca di fortuna oltreoceano.
Dalle macerie si ricostruisce il futuro, ripartendo dalle origini. Si è potuto realizzare un sogno. Il sogno di far rivivere a grandi e piccoli la nascita del Paese, da dove tutto è iniziato, vestendo gli abiti del tempo e assaporando quell’atmosfera unica. Persone stanche del caos, delle file e dei centri commerciali, cominciano a guardare Carapelle come un posto dove vivere, in modo più umano e sostenibile.