La madre di Diego

Diego ha avuto una costante nella sua vita: la mamma. Anzi, ‘la madre’ come precisa per conferirle maggior autorevolezza.  Non c’è successo, non c’è esperienza, non c’è storia che offuschi questa figura in lui.

A metà fra un testamento affettivo, una dichiarazione d’amore e una confessione pubblica, lo spettacolo di Diego dalla Palma al teatro Ghione di Roma commuove e sorprende, indigna e intenerisce.

Si è di fronte a un uomo che si spoglia del suo personaggio per essere solo Diego, sincero, autentico e sereno. Finalmente sereno. I volti di donne, bellissimi nella loro imperfezione, scorrono nel fondale di scena. 

La musica dal vivo sottolinea la femminilità dei suoi pensieri, esaltandola. “Coltiva la libertà e sii te stesso” è il miglior augurio che una madre possa fare a un figlio, a qualunque età.

Piange, tace e trema quando maneggia la sua materia emotiva con lo stesso rispetto con cui accarezza il viso delle celebrità truccate da lui. Il rossetto che sua madre metteva anche per andare a mungere le vacche, lo regala all’uscita al pubblico femminile.

Coraggio, diversità, dolore, consapevolezza, disciplina e destino, queste le sei ‘stazioni’ della vita del grande visagista italiano. Dai monti veneti alle passerelle di tutto il mondo, Dalla Palma si reputa un uomo fortunato grazie agli insegnamenti materni. 

E racconta la bellezza non come stereotipata e artificiosa, ma come una ‘summa’ di cose, espressioni, atteggiamenti che rendono unica la donna, libera e orgogliosa.