Una marea umana contro la violenza alle donne

Nonunadimeno, differenzadonna, telefonorosa, centriantiviolenza, pangea, 1522: queste alcune delle associazioni che ogni anno ricordano di non abbassare la guardia. Grande la partecipazione al corteo che si è snodato fra la Roma antica, portando le istanze di tre generazioni di donne, accompagnate da mariti, compagni e amici. 

Il 25 novembre, giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, deve essere una data da non dimenticare. Affinché ci siano meno femminicidi e più equilibrio sociale fra i sessi.

L’ evidentissimo disagio maschile che non accenna a diminuire provoca paura e diffidenza verso gli uomini da parte femminile. L’invidia, mista a competizione e rabbia, che nutrono alcuni uomini verso le donne è tangibile.

Ma non può giustificare la violenza, che non è mai giustificabile fra persone equilibrate. Il rispetto, la fiducia e la premura devono essere insegnati a scuola fin dai primi anni, con l’educazione di genere (da non confondersi con la teoria del gender).

Le donne non sono stupide e hanno capito di non essere sole, ricentrandosi – grazie all’aiuto gratuito delle associazioni succitate – e rifiutando i sadici narcisisti autoreferenziali. E sanno che rapporti tossici, parassitari non hanno mai un lieto fine.

Ecco perché sono più le donne a chiedere la separazione o a interrompere una convivenza, cosa intollerabile per un uomo cresciuto in una cultura patriarcale dove tutto ruota attorno a loro.     

Le armi femminili sono la consapevolezza e l’istinto di sopravvivenza, per poi ritrovare amor proprio e dignità perduta. La spirale della violenza ordita dall’uomo si rompe con un respiro e un sorriso allo specchio della donna.

Diamo voce alla vendetta, all’odio e alla rappresaglia delle donne senza paura, consentendo loro di riprendersi ciò che è stato loro sottratto, cioè la libertà.    

Si vanifica la sua funzione sociale, se l’uomo non evolve in modo interpersonale sano e non riesce a stare al passo delle donne. La sostenibilità passa anche da questo, per raggiungere l’obiettivo n.5 dell’agenda 2030 dell’Onu.