di Barbara Ruggiero
A metà ottobre l’Alitalia smetterà di volare. La nostra compagnia di bandiera, dopo nove anni di gestione privata e quattro in amministrazione straordinaria, chiuderà i battenti. Al suo posto decollerà un soggetto interamente pubblico, Ita, piccolo in dimensioni, flotta, personale e traffico.
La saga della compagnia non finirà certo qui, le controversie legali dell’Alitalia sono destinate a durare nel tempo, così come le infinite metamorfosi economiche dei suoi bilanci perennemente in rosso.
Eppure negli anni 60, al culmine del suo successo, l’Alitalia era il settimo vettore mondiale e il terzo europeo dopo British e Air France, ma davanti a Lufthansa e Klm. La crisi petrolifera degli anni ’70 – e successivamente l’aumento del costo dei voli dovuto all’aumentare del carburante – segnò l’inizio della parabola discendente, un lento e progressivo sfacelo della compagnia e dell’immagine dell’Italia nei cieli del mondo.
La liberalizzazione del trasporto aereo attuata dall’Unione Europea negli anni ’90 e l’ingresso delle compagnie low cost hanno inflitto all’Alitalia un duro e irreversibile colpo. A poco sono servite le alleanze con Klm, il rinnovamento di Malpensa, gli hub di aggregazione di Fiumicino con Amsterdam e tutti quei rinnovamenti e prove funamboliche di salvataggio di un’azienda erosa dai debiti fino all’osso.
Chissà che fine hanno fatto tutti quei milioni di euro transitati nelle sue casse, tra prestiti ponte e finanziamenti pubblici della CIG? Come sono stati spesi gli aiuti statali visto che la compagnia ha lasciato debiti in tutti gli aeroporti del mondo per oltre 100 milioni di euro? (fonte Corriere).
La tragedia di questa fine mortale della compagnia italiana sono i migliaia di lavoratori che finiranno ben presto sul lastrico perché la promettente, ma piccolissima Ita assumerà – dietro presentazione di un curriculum on line – solo una piccola parte del personale Alitalia, scegliendo tra loro giovani molto motivati e pronti a lavorare molte ore in più e con uno stipendio ben più basso.
Al 31 dicembre scorso — stando ai documenti ufficiali dei commissari di Alitalia — si contavano 4.766 assunti tra il personale navigante: 1.388 piloti, 3.378 assistenti di volo e altri 1.400 inquadrati come «personale di terra». La neonata Ita vuole decollare il 15 ottobre con 52 aerei e 2.790 persone: 550 piloti, 1.000 assistenti di volo e 1.240 personale di terra.
Per gli oltre 3.200 piloti e assistenti di volo il futuro è a dir poco incerto, si parla di una cassa integrazione prolungata fino al 2025, e per molti di lor non si profila un rientro al lavoro. Ma sentiamo l’assistente di volo, Francesca:
Da quanti anni fai questo lavoro?
“Sono 32 anni che lavoro per Alitalia e ho sempre fatto il medio-lungo raggio, i viaggi intercontinentali. Una vita trascorsa sugli aerei e negli aereoporti di tutto il mondo”.
Come è la vita di un’assistente di volo?
“Una vita senza tempo e orari, devi accettare di perdere il controllo di tutta la tua vita, figli, marito amici, ogni volta che c’è un evento, una recita, un compleanno, tu potresti stare a bordo di un aereo e non tornare in tempo. Allo stesso tempo sei felice del tuo lavoro, ti trovi in posti magnifici, dei colleghi simpatici che incontri in giro per il mondo”.
Ti è mai capitato di avere a che fare con persone terrorizzate dai voli aerei, e se sì, come si gestisce la situazione?
“Con estrema calma e pazienza, sposto il passeggero nei primi posti dell’aereo, ci parlo, cerco di metterlo a suo agio e se è possibile mi siedo vicino a lui”.
Hai dei consigli per chi ha paura di volare?
“L’aereo ci porta in posti lontani, spesso desiderati per molto tempo, penso che realizzare un sogno sia una spinta importante per superare la paura, noi assistenti di volo siamo lì per sostenere e aiutare chi ha delle difficoltà. Non siamo medici, né psicologi, ma attraverso la nostra calma e il sostegno cerchiamo di fare il meglio”.
Hai presentato il curriculum per essere assunta in Ita?
“Sì certo, ma non credo che verrò assunta, ho 53 anni e non sono un profilo interessante per la nuova azienda che forse, cercherà personale di volo più giovane”.
Quali le tue emozioni e speranze per il tuo futuro?
“In un primo momento ero disperata, pensavo alla mia vita senza lavorare, senza partire, senza fare nulla. Come se vivessi un fermo immagine, come se la mia vita si fosse immobilizzata improvvisamente. Sono scesa dall’ultimo volo che mi ha portato da New York a Roma e ho salutato tutti, anche le turbine dell’aereo. Poi sono passati i giorni e ho capito che dovevo trovare qualcosa per il futuro. Mi sono iscritta in palestra, ho sistemato la casa, le mie collezioni di bottiglie raccolte in giro per il mondo, mi sto riprogrammando per fare qualcosa di nuovo, per esempio insegnare l’inglese gratuitamente, aiutare un’amica in un locale del centro che è frequentato dai turisti. Non vorrei perdere quel contatto con il mondo che già mi manca molto”.
Francesca è tra le migliaia di dipendenti Alitalia che sono rimasti senza lavoro, ma non ha perso la speranza di ripartire, con il cuore, con l’amicizia con pensieri positivi che trasformano il dolore in opportunità.
Alitalia è stata la compagnia di bandiera dell’Italia, ha portato milioni di passeggeri in tutto il mondo, è stata denigrata e spolpata dalla politica e dalle scelte scellerate dei suoi amministratori, ma il ricordo del suo stemma resterà nella memoria di tutti coloro che viaggiano. E buon inizio a Ita, dal 15 ottobre accenderà i motori e partirà la sua nuova avventura nei cieli del mondo.